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Cos’è ADUCANUMAB? L’ultimo ritrovato per la malattia di Alzheimer

Da qualche mese si rincorrono voci tra i familiari dei malati di Alzheimer che ci sia un nuovo ritrovato farmacologico per i loro cari.
Facciamo luce su un argomento recente per discutere di potenzialità, cautele e aspettative rispetto alla cura della malattia di Alzheimer

Si tratta del nuovo farmaco (Biogen è l’azienda farmaceutica) approvato e commercializzato lo scorso giugno negli Stati Uniti dall’FDA (Food and Drug Administration, l’agenzia del farmaco americana) per fronteggiare la malattia di Alzheimer nelle fasi lievi.

È il primo trattamento che, diversamente dai farmaci sintomatici attualmente in commercio, agisce direttamente sulle cause della malattia di Alzheimer.

Si tratta di un trattamento basato su un anticorpo che aggredisce i componenti della proteina amiloide, che è quella che si accumula nel cervello delle persone con malattia di Alzheimer.

Per approvare il farmaco, l’FDA ha utilizzato il percorso di approvazione accelerata, nonostante qualche incertezza residua riguardo a tale beneficio. Infatti, gli studi condotti fino ad oggi, hanno inequivocabilmente dimostrato che Aducanumab rimuove l’amiloide dal cervello, ma il beneficio sulla progressione della malattia non è sicuro. Saranno condotti studi post-approvazione per verificare il beneficio clinico previsto. Se questi studi non confermeranno inequivocabilmente tale beneficio, l’FDA potrebbe revocare l’autorizzazione.

In Europa, difatti, tale farmaco non è stato approvato dall’EMA (European Medicine Agency) perché, se anche si è rilevato che ad alti dosaggi diminuisce nel tempo la quantità di proteina amiloide, gli studi non hanno evidenziato una correlazione con una riduzione dei sintomi cognitivi e funzionali (e non parlo di miglioramento). Questo significa che gli studi non sono stati in grado di dimostrare un collegamento tra la riduzione dell’amiloide e il rallentamento del declino cognitivo. Forse questo è anche dovuto al fatto che la proteina amiloide non è l’unico aspetto coinvolto nella malattia di Alzheimer (es. anche proteina TAU) e quindi, se anche si interviene su questa, la malattia continuerà la sua progressione.

Effetti indesiderati: emorragia e edema cerebrale, generalmente di entità limitata e spesso senza disturbi evidenti.

Si tratta di una cura molto costosa e quindi sarà importante verificare se porterà effettivamente ad un beneficio e ad una migliore qualità della vita.

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Dott.ssa Katia Stoico
P.I. 03668320967

Ordine degli Psicologi della Lombardia n. 6996
Laurea in Psicologia Clinica e di Comunità

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