Gli adulti associano spesso agli adolescenti aggettivi con connotazioni negative (ragazzi indisponenti, egoisti, scostanti) e ciò è legato alle difficoltà che i primi hanno nel relazionarsi a soggetti in questa fascia d’età, ma sottovalutano il fatto che è vero anche il contrario.
L’adolescente spesso si sente vulnerabile e fragile perché non è consapevole delle proprie risorse e limiti. Spesso ha paura del futuro, dell’incertezza, vorrebbe già sapere cosa gli porterà la vita, di cosa si occuperà e va in ansia per il fatto di non avere ancora chiaro in mente il suo percorso.
Ha spesso difficoltà ad esprimere ciò che sente perché non è abituato a farlo, ha difficoltà a raccontarsi. Non è in grado di mentalizzare i propri vissuti emotivi perché non è in grado di riconoscere le sue emozioni. Occorre renderlo autonomo nei processi di pensiero, deve imparare a farsi le giuste domande, deve avere flessibilità mentale.
Quando accade qualcosa di spaventoso (es. Covid o guerra) l’adolescente avverte l’imprevedibilità e l’ingestibilità di ciò che è accaduto e ciò genera in lui disagio.
Stati d’ansia, depressivi, frustrazione, paura, rabbia, gli adolescenti esprimono in vari modi l’incertezza circa il proprio futuro.
Occorre stimolare le loro abilità e competenze affinché abbiano maggiore consapevolezza di sé stessi e di possedere gli strumenti per affrontare le criticità. Dobbiamo aiutarli a trovare le loro strategie efficaci, insegniamogli a pensare, non facciamolo noi per loro. Devono imparare a tollerare l’attesa e la frustrazione, questo li rende più flessibili ed adattabili, che è ciò che serve per affrontare le difficoltà. Dobbiamo spiegargli che non possiamo cambiare ciò che è accaduto, ma cambiare il modo con cui lo si affronta, per trovare nuove soluzioni. La paura che spesso li attanaglia va trasformata in sfida: gli adolescenti sanno bene cos’è una sfida, devono provare ad affrontare i problemi e gli aspetti negativi proprio come una sfida, non scappando, ma affrontandoli e dobbiamo fargli capire che non esiste un tutto subito. La qualità dell’ambiente familiare gioca un ruolo di protezione o di rischio nel moderare o meno l’impatto che potenziali esperienze traumatiche hanno sui minori.
Occorre porre l’attenzione su di loro, su ciò che li rende vulnerabili, su ciò che sentono e provano. L’adolescente ha bisogno di sapere che ci siamo, che c’è qualcuno che crede in lui e nelle sue abilità. Sta cercando di conoscere sé stesso, di credere in sé stesso. Dobbiamo incoraggiarlo perché ce la farà, ha bisogno di chi crede in lui, di chi lo ascolta, di chi comprende ciò che prova e di chi lo incoraggia, di chi non gli mette paura o minimizza ciò che prova, di chi lo aiuta a capire e conoscere le proprie paure affinché “non abbia paura delle proprie paure”. La paura non è debolezza, anzi è fondamentale, ma va gestita ed affrontata, dobbiamo conviverci e diminuirla, non scappare.
E poi incontriamoli nei loro interessi, non minimizziamo ciò che fanno, chiediamogli di descriversi, di parlarci di lui, raccontiamogli di noi e di ciò che proviamo o di come reagiamo quando ci accade qualcosa.
Infine, se ci sono dei disagi occorre intervenire precocemente.
Ho pensato di offrirvi un contributo che possa essere concreto per i familiari...
Oggi vorrei parlarvi di emozioni e vissuti, ossia di ciò che...
Dott.ssa Katia Stoico
P.I. 03668320967
Ordine degli Psicologi della Lombardia n. 6996
Laurea in Psicologia Clinica e di Comunità
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